dispercezione corporea

Dispercezione corporea: cos’è, come riconoscerla e come gestirla

A ciascuno di noi può capitare di vedersi dei difetti fisici anche se essi non sono evidenti o realmente presenti ma, quando un’errata percezione del proprio corpo incide sulla qualità della vita intaccando la propria autostima e le relazioni con gli altri, potremmo essere di fronte a un disturbo psicologico che prende il nome di dispercezione corporea (o body disperception).

Il termine dispercezione corporea viene utilizzato soprattutto in ambito clinico per descrivere una percezione distorta del proprio corpo. Quando la dispercezione si configura come un vero e proprio disturbo, invece, si parla più spesso di disturbo dell’immagine corporea (body image disturbance), un concetto più ampio che include anche le emozioni e i comportamenti associati a questa percezione alterata.

In questo articolo ci focalizzeremo sulla sola dimensione percettiva (la dispercezione corporea) spesso trascurata ma fondamentale da riconoscere per poter iniziare un percorso di cura adeguato.

Approfondiremo, quindi, che cosa si intende per dispercezione corporea, quali sono i sintomi con cui può manifestarsi e come si collega ai disturbi alimentari.

 

Dispercezione corporea: una percezione distorta del proprio corpo

La dispercezione corporea, come abbiamo accennato, si riferisce a una percezione alterata del corpo ed è tra i sintomi della dismorfofobia (e della vigoressia che ne è un sottotipo) e di alcuni disturbi alimentari come bulimia e anoressia

A differenza del disturbo dell’immagine corporea (BID), che si riferisce a ciò che una persona sente e fa rispetto al proprio corpo, la dispercezione del corpo si può definire come una visione distorta del proprio corpo rispetto la realtà oggettiva e riguarda, quindi, solo la percezione dello stesso.

La dispercezione corporea, secondo le neuroscienze, è legata alla percezione visiva e al body schema, un costrutto cerebrale che codifica la posizione e le dimensioni del corpo nello spazio, integrando visione, tatto e motricità.

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Quali sono i sintomi?

La dispercezione corporea si manifesta principalmente come una distorsione nella percezione oggettiva del proprio corpo: ciò che la persona vede e sente non corrisponde alla realtà misurabile.

Poter riconoscere le manifestazioni sintomatiche della dispercezione corporea può essere un primo passo per prendere consapevolezza di un eventuale disturbo e porre rimedio. 

Tra le manifestazioni più comuni della body disperception troviamo:

  • convinzione di essere sovrappeso o sproporzionati nonostante parametri nella norma
  • percezione amplificata di difetti inesistenti o minimi
  • difficoltà a riconoscere cambiamenti reali del proprio corpo (ad esempio, non percepire un calo di peso significativo)
  • disorientamento rispetto alle reali dimensioni e forma del corpo, soprattutto in contesti come lo specchio o le fotografie.

 

Quando questa distorsione percettiva si intreccia con pensieri ossessivi, emozioni dolorose e comportamenti disfunzionali (come evitamento sociale o diete estreme), può evolvere in un vero e proprio disturbo dell’immagine corporea, un quadro più ampio che richiede un intervento clinico mirato.

 

Esistono test sulla dispercezione corporea?

Per valutare la presenza di una possibile percezione distorta del corpo esistono diversi strumenti come i test psicologici utilizzati dai professionisti della salute mentale, che possono essere utili a formulare una diagnosi corretta e, dunque, far intraprendere il percorso di cura più adatto alla persona. 

Tra i test più utilizzati troviamo:

  • Body Uneasiness Test (BUT) che “misura la fobia del peso, le preoccupazioni per l’immagine corporea, l’evitamento, l’automonitoraggio compulsivo, il distacco e i sentimenti di estraniamento verso il proprio corpo (depersonalizzazione) ed esamina le preoccupazioni specifiche su particolari parti o funzioni del corpo”
  • Body Perception Questionnaire (BPQ) che indaga la consapevolezza corporea in relazione alla reattività del sistema nervoso autonomo e può aiutare a comprendere la relazione tra stati emotivi come lo stress e le reazioni fisiche
  • Virtual Environment of Body Image Modification (VEBIM) svolto con l’uso della realtà virtuale, che indaga il livello di consapevolezza corporea e può essere utile al “trattamento dei disturbi dell’immagine corporea e dell’insoddisfazione corporea associati ai disturbi alimentari”
  • Body Image Quality of Life Inventory (BIQLI), utilizzato per indagare gli effetti psicosociali di percezione e dispercezione dell’immagine corporea.

 

Che relazione c’è tra disturbi alimentari e dispercezione corporea?

Nei disturbi alimentari, la dispercezione corporea è considerata un sintomo cardine, che alimenta la paura di ingrassare e la messa in atto di comportamenti disfunzionali come digiuno, vomito autoindotto o iperattività fisica.

In chi soffre di anoressia, per esempio, la dispercezione corporea è una “realtà” che guida il comportamento quotidiano: il corpo viene percepito come “sbagliato” e la lotta per modificarlo diventa costante.

Una percezione distorta del corpo, infatti, non fa che alimentare il senso di inadeguatezza e la bassa autostima, portando la persona a mettere in atto condotte alimentari disfunzionali, restrittive o compensatorie.

È essenziale dunque intervenire non solo sul comportamento alimentare ma soprattutto sulla body perception attraverso interventi terapeutici mirati (come ad esempio tecniche di esposizione o la terapia dello specchio) per aiutare la persona a costruire un’immagine corporea più realistica e serena. 

Altre strategie terapeutiche che aiutano a riconquistare un’immagine più realistica del proprio corpo hanno a che fare con la riduzione dei check corporei, ovvero il modo in cui si controllano i propri difetti percepiti. 

dispercezione corporea

 

Come curare la dispercezione corporea?

Come ci racconta l’eziologia della dispercezione corporea, i fattori di rischio sono molteplici (uno fra tutti gli standard di bellezza veicolati dai social media e internet) così come lo sono gli elementi che possono concorrere a un percorso di cura efficace.

Un approccio multidisciplinare che veda il coinvolgimento di psicologi, come uno psicologo per disturbi alimentari, nutrizionisti e, quando necessario, medici, può rivelarsi fondamentale per affrontare sia gli aspetti psicologici sia quelli fisici.

Lavorare su di sé e imparare ad accettare il proprio corpo  può essere un percorso complesso ma senza dubbio possibile. Il primo passo è riconoscere di aver bisogno di aiuto e cercare sostegno, affidandosi a professionisti in grado di lavorare sugli aspetti comportamentali, percettivi ed emotivi.

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Articolo revisionato dal comitato scientifico di Lilac

Questo articolo è stato revisionato dal nostro comitato scientifico prima della pubblicazione

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