Nel 1983, studiando il legame tra autismo e cibo, lo psicologo Christopher Gillberg fece una domanda provocatoria ai lettori del British Journal of Psychiatry: l’autismo e l’anoressia nervosa possono avere cause comuni?
La curiosità di Gillberg nasceva in parte dalle sue osservazioni di tre ragazzi autistici le cui cugine presentavano tutte questo disturbo alimentare, che è caratterizzato da restrizioni alimentari, basso peso corporeo, una forte paura di ingrassare e una percezione distorta del corpo.
Gillberg, professore di psichiatria infantile e adolescenziale all’Università di Göteborg in Svezia, ha inizialmente sostenuto che l’anoressia è la “forma femminile dell’autismo”. Anche se quell’idea non era corretta, i suoi sospetti che autismo e disturbi alimentari fossero collegati, sono stati confermati.
Gli studi dimostrano che le persone affette da anoressia hanno una probabilità maggiore di presentare problemi di autismo rispetto a quelle che non ne soffrono. Sono pochi i dati che dimostrano che le persone autistiche sono particolarmente a rischio di disturbi alimentari, ma gli esperti dicono che è probabile.
Cosa sanno i ricercatori sulla sovrapposizione tra le due condizioni e su cosa stanno ancora lavorando per scoprirlo, indagando il rapporto tra autismo e alimentazione? Prima di approfondire il tema, diamo una breve definizione di autismo e dei comportamenti alimentari assunti dalle persone autistiche.
Una breve definizione di autismo
L’autismo è un fenomeno neuroevolutivo che incide su diversi aspetti dell’esistenza umana. Questo spettro, che varia ampiamente tra gli individui, può influenzare aree come le capacità sociali, la funzione esecutiva, la coordinazione motoria, l’elaborazione sensoriale e le abilità linguistiche.
È importante notare che l’autismo non è una condizione omogenea, ma piuttosto un insieme di esperienze e caratteristiche individuali.
In Italia, fra i 7–9 anni la prevalenza stimata dei disturbi dello spettro autistico è circa 1 su 77 bambini (≈1,3%); per gli adulti le stime europee indicano valori intorno all’1%, con pochi dati italiani specifici.che in circa l’1% della popolazione sia diagnosticato l’autismo con una prevalenza maggiore nei maschi rispetto alle femmine.
Tuttavia, recenti ricerche suggeriscono che l’autismo nelle femmine può essere sottostimato a causa di differenze nei modelli di presentazione e nelle aspettative sociali.
Autismo e comportamenti alimentari
Gli individui autistici spesso mostrano comportamenti alimentari atipici. In campioni clinici, comportamenti alimentari atipici sono stati osservati nel ~70% dei bambini autistici (Mayes & Zickgraf, 2019).
La selettività alimentare nell’autismo, per esempio, è un fenomeno caratterizzato da una forte preferenza per un numero ristretto di cibi, spesso legata a caratteristiche sensoriali, come la sensibilità a consistenze, odori o colori specifici.
Negli adulti con autismo, la selettività alimentare può persistere e intrecciarsi con altri comportamenti quali la rigidità nelle abitudini, il rifiuto del cibo nuovo o cucinato in modo diverso dal solito e la difficoltà nel percepire correttamente i segnali di fame e sazietà.
Questi aspetti, insieme alla possibile iper o ipo-sensibilità sensoriale, contribuiscono a rendere l’esperienza alimentare complessa e, talvolta, fonte di stress sia per la persona che per chi la accompagna.
Diversi studi hanno esplorato poi la relazione tra autismo e dieta, indagando l’efficacia di approcci nutrizionali specifici come la dieta senza glutine e caseina nell’autismo, che secondo alcune ipotesi potrebbe ridurre sintomi gastrointestinali e migliorare alcuni aspetti comportamentali.
Allo stesso tempo, la ricerca sul microbioma e autismo ha evidenziato possibili differenze nella composizione batterica intestinale rispetto alla popolazione neurotipica, suggerendo un legame tra salute intestinale e manifestazioni cliniche.
Un’altra area di interesse riguarda la relazione tra autismo e zuccheri, poiché un consumo eccessivo di zuccheri semplici potrebbe influenzare sia il comportamento sia l’equilibrio del microbiota.
Sebbene la connessione tra dieta e autismo sia ancora oggetto di dibattito scientifico, queste osservazioni stanno alimentando l’interesse verso interventi nutrizionali personalizzati, compresi regimi come la dieta senza glutine e caseina, per supportare il benessere complessivo delle persone dello spettro autistico.
Il legame tra autismo e i principali disturbi alimentari
Le esigenze alimentari selettive, la sensibilità alle texture, odori o suoni del cibo e le difficoltà nell’alimentazione sociale, si sovrappongono significativamente ai sintomi osservati nei disturbi alimentari.
Diversi studi hanno infatti esplorato la prevalenza dell’autismo negli individui con disturbi alimentari, in particolare nelle femmine che potrebbero essere sottodiagnosticate per l’autismo (Nimbley et al., 2022).
Temi di soffrire di un disturbo alimentare?
Autismo e anoressia nervosa
Il collegamento tra anoressia nervosa e autismo è stato osservato per la prima volta nei primi anni ’80 (Gillberg). Studi successivi suggeriscono che dal 20 al 35% delle donne con anoressia nervosa potrebbe soddisfare i criteri per l’autismo (Brede et al., 2020; Westwood & Tchanturia, 2017).
Questa relazione è complessa, infatti gli individui autistici spesso si concentrano sulle restrizioni dietetiche come meccanismo di coping, piuttosto che sulle preoccupazioni relative all’immagine corporea.
In uno studio qualitativo di donne autistiche affette da anoressia, solo poche partecipanti hanno dichiarato che i loro comportamenti alimentari erano determinati principalmente dall’aspetto del corpo, anche se alcune hanno usato l’obiettivo della magrezza come un modo per inserirsi nei gruppi di pari dai quali si sentivano esclusi.
Questo tipo di spinta emotiva è particolarmente comune tra le ragazze con autismo non diagnosticato, che possono sperimentare una vita interiore dolorosa senza un adeguato supporto.
I disturbi alimentari di solito si manifestano nell’adolescenza, quando la vita sociale delle persone tende a diventare più complessa. Altre ricerche, infatti, contraddicono la teoria secondo cui i disturbi alimentari nelle persone autistiche sono meno dettati da preoccupazioni di peso che nelle persone non autistiche.
Ma quanto spesso anoressia e autismo si sovrappongono? Le stime di prevalenza dell’anoressia variano a seconda di metodo e periodo (punto vs. lifetime), benché la maggior parte dei ricercatori concordino sul fatto che circa il 20% delle persone con anoressia sono autistiche.
Entrambe le condizioni sono rare (circa l’1 per cento delle persone autistiche e lo 0,3 delle persone con anoressia) e la maggior parte delle ricerche finora ha studiato la prevalenza dell’autismo nelle persone con anoressia, non il contrario.
Analizzare la sovrapposizione tra le due condizioni è complicato anche dal fatto che la fame può causare cambiamenti cerebrali che provocano comportamenti simili all’autismo, come difficoltà sociali e problemi con l’elaborazione delle emozioni.
Può essere difficile diagnosticare accuratamente l’autismo nelle persone affette da anoressia grave, dice William Mandy, professore di psicologia clinica all’University College London. Tra 40 ragazze adolescenti sottoposte a trattamento intensivo per l’anoressia, per esempio, 21 hanno ottenuto un punteggio superiore alla soglia diagnostica del test ADOS-2 (Autism Diagnostic Observation Schedule), ma i genitori di solo 4 di esse hanno riferito di aver visto tratti di autismo nell’infanzia, necessari per una diagnosi di autismo.
Questo suggerisce che per la maggior parte delle ragazze, il disturbo alimentare ha causato nuovi comportamenti che rispecchiano l’autismo.
ARFID e autismo
Sebbene i dati siano limitati, il disturbo da alimentazione evitante/restrittiva (ARFID), caratterizzato da schemi alimentari disturbati senza l’intento di controllo del peso, è sempre più osservato negli individui autistici (Mayes & Zickgraf, 2019).
L’ARFID, può essere la diagnosi più appropriata per alcune persone autistiche che sono sottopeso o hanno problemi a mangiare. Chiamata “estrema schizzinosità nel mangiare“, questa condizione comporta anche il rifiuto del cibo, ma non include la forte attenzione al peso e al fisico riscontrata in coloro che soffrono di anoressia.

L’ARFID è più comunemente osservato nei bambini e negli adolescenti (non è raro notare un bambino autistico che non vuole mangiare), ma può verificarsi anche negli adulti. Non ci sono dati specifici su quanti individui con ARFID siano anche autistici, sebbene sembri esserci una forte correlazione (Mayes & Zickgraf, 2019).
Malnutrizione e autismo
La malnutrizione dovuta all’anoressia nervosa o all’ARFID può aumentare le difficoltà basate sui sensi delle persone autistiche, influenzando la reattività emotiva e l’umore. Questo può rendere più difficile identificare accuratamente sia l’autismo che il disturbo alimentare, a causa dell’incertezza sulla causa del sintomo.
Per alcuni, i comportamenti possono risolversi o migliorare durante il recupero. Sebbene ci sia un collegamento, non tutte le persone con anoressia o ARFID hanno anche l’autismo, quindi è importante consultare professionisti che possono utilizzare una gamma di criteri per la diagnosi di autismo e possono raccomandare protocolli di trattamento specifici.
ADHD e alimentazione
L’ADHD è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da disattenzione, iperattività e impulsività, che può persistere anche in età adulta.
La co-occorrenza con l’ADHD e disturbi alimentari come la bulimia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata (Gesi et al., 2017; Bleck et al., 2015; Levin et al., 2016; Curtin et al., 2013), sembra notevole, probabilmente a causa di impulsività, difficoltà di regolazione emotiva e problemi nelle funzioni esecutive, che influenzano le abitudini alimentari e la gestione del peso.
Cause dei disturbi alimentari nelle persone autistiche
Per alcuni individui autistici, i disturbi alimentari possono derivare da comportamenti ristretti e ripetitivi che si manifestano attraverso routine e rituali attorno al cibo, come specifici orari dei pasti, luoghi e tipi di cibo, conteggio delle calorie, esercizio fisico o insistenza nel seguire una dieta limitata.
Questi comportamenti rendono la persona con autismo meno flessibile e più resistente al cambiamento.
Anche le difficoltà di identificazione delle emozioni (alessitimia) e la comprensione delle sensazioni fisiche come la fame, possono contribuire alla sovrapposizione con i disturbi alimentari: l’alessitimia, infatti, è comune sia nell’autismo che nell’anoressia.
Le persone con alessitimia possono avere infatti difficoltà a identificare quale emozione stanno provando e anche a comunicare ciò che sentono agli altri. Questo può rendere difficile per le persone calmarsi o ottenere supporto da altri e può renderle più vulnerabili allo sviluppo di sintomi di disturbo alimentare come meccanismo di coping (Vuillier et al., 2020).
Le persone autistiche, poi, spesso hanno problemi sensoriali accentuati riguardo le texture, l’aspetto, l’odore e il suono dei cibi rispetto alle persone non autistiche e avere reazioni a ciò che vedono, sentono, odorano, toccano o assaporano.
C’è poi da considerare l’interocezione, il processo di percezione delle sensazioni all’interno del corpo, come la fame, la sete, la sazietà e il dolore. Le persone autistiche possono sperimentare confusione interoceptiva, il che può rendere l’alimentazione intuitiva una sfida.
Temi di soffrire di un disturbo alimentare?
Trattamento dei disturbi alimentari negli individui autistici
I trattamenti standard per i disturbi alimentari tendono a non adattarsi alle specifiche esigenze delle persone autistiche. Le terapie per i disturbi alimentari spesso richiedono visite mediche di persona e soggiorni in ospedale che, per una persona autistica significa innanzitutto l’interruzione delle proprie routine.
Molte persone autistiche hanno poi difficoltà a visitare gli studi medici a causa delle proprie sensibilità, come l’avversione alle luci fluorescenti. Anche la terapia di gruppo può risultare problematica.
I trattamenti che richiedono a una persona di apportare cambiamenti drastici alle proprie abitudini alimentari in breve tempo, inoltre, possono anche essere inefficaci per le persone con autismo, che semplicemente richiedono più tempo e un processo di cambiamento più graduale.
Elisabet Wentz, professoressa di psichiatria all’Università di Göteborg e responsabile degli studi longitudinali svedesi, sta introducendo nella sua clinica per i disturbi alimentari alcuni accorgimenti “autism-friendly”, dopo aver rilevato un’alta presenza di persone autistiche in trattamento per anoressia o bulimia.
Ha destinato due degli otto letti di degenza della sua clinica specificamente alle persone autistiche e consente loro di mangiare in autonomia, se preferiscono.
Identificare la presenza di autismo può rendere il trattamento e il recupero dal disturbo alimentare più efficaci. Gli individui autistici che sperimentano disturbi alimentari possono necessitare l’accesso a un piano di trattamento che non solo tenga in considerazione il loro autismo, ma lo comprenda attivamente e permetta al trattamento di essere reattivo alle esigenze dell’individuo.
In generale, le prospettive di recupero non sono diverse da quelle delle persone non autistiche, ma potrebbe essere richiesto un trattamento più lungo e intensivo (Tchanturia et al., 2019; Stewart et al., 2017).
Considerare l’autismo nella prevenzione dei disturbi alimentari
Man mano che la nostra comprensione dell’autismo e dei disturbi alimentari cresce, c’è l’opportunità per una maggiore prevenzione e un intervento precoce. Trattare i disturbi alimentari nelle persone autistiche in modo precoce e implementare sistemi di supporto su misura per le loro esigenze (ad esempio, cure affermative della neurodiversità) è fondamentale.
Inoltre, fornire educazione psicoeducativa e formazione ai caregiver e ai professionisti che interagiscono con individui autistici (ad esempio, team di benessere scolastico) sarà un fattore importante nell’aiutare a prevenire l’insorgenza di disturbi alimentari.
Comprendere l’autismo e altre condizioni neurodiverse (ad esempio, ADHD) non come un deficit, ma piuttosto come una differenza funzionale nel cervello, è cruciale. Questo è particolarmente importante quando si supportano persone autistiche con disturbi alimentari, poiché i trattamenti per il disturbo alimentare dovrebbero poter cambiare a seconda delle esigenze dell’individuo.
Attualmente, vi è molta ricerca in corso in quest’area e si spera che col tempo diventino disponibili protocolli di trattamento basati sull’evidenza. In particolare, attualmente sta crescendo l’interesse intorno al concetto di cure affermative della neurodiversità.
Temi di soffrire di un disturbo alimentare?
Bibliografia
L’articolo è tradotto, modificato e adattato da Eating Disorders Victoria e Spectrum News.
- Bleck JR, DeBate RD, Olivardia R. The Comorbidity of ADHD and Eating Disorders in a Nationally Representative Sample. J Behav Health Serv Res. 2015 Oct 1;42(4):437–51.
- Brede, J., Babb, C., Jones, C. et al. (2020). For Me, the Anorexia is Just a Symptom, and the Cause is the Autism: Investigating Restrictive Eating Disorders in Autistic Women. J Autism Dev Disord 50, 4280–4296.
- Curtin C, Pagoto SL, Mick E. The association between ADHD and eating disorders/pathology in adolescents: A systematic review. Open Journal of Epidemiology [Internet]. 2013.
- Gesi C, Carmassi C, Luciano M, Bossini L, Ricca V, Fagiolini A, et al. Autistic traits in patients with anorexia nervosa, bulimia nervosa or binge eating disorder: A pilot study. European Psychiatry. 2017 Apr 1;41:S100.
- Gillberg C (1983) Are autism and Anorexia Nervosa related? British Journal of Psychiatry 142: 428.
- Kinnaird, E., Norton, C. & Tchanturia, K. (2017). Clinicians’ views on working with anorexia nervosa and autism spectrum disorder comorbidity: a qualitative study. BMC Psychiatry 17, 292.
- Koch SV, Larsen JT, Mouridsen SE, Bentz M, Petersen L, Bulik C, Mortensen PB, Plessen KJ. (2015). Autism spectrum disorder in individuals with anorexia nervosa and in their first- and second-degree relatives: Danish nationwide register-based cohort-study. Br J Psychiatry. 206 (5):401-7.
- Levin RL, Rawana JS. Attention-deficit/hyperactivity disorder and eating disorders across the lifespan: A systematic review of the literature. Clinical Psychology Review. 2016 Dec 1;50:22–36.
- Mayes, SD, & Zickgraf, H. (2019). Atypical eating behaviors in children and adolescents with autism, ADHD, other disorders, and typical development. Research in Autism Spectrum Disorders, 64, 76-83.
- Nimbley, E., Golds, L., Sharpe, H., Gillespie-Smith, K., & Duffy, F. (2022). Sensory processing and eating behaviours in autism: A systematic review. European Eating Disorders Review, 30(5), 538–559.
- Solmi, F F, Bentivegna, HB, William M, Radha K, Dheeraj R, David S, Glyn L. (2020). Trajectories of autistic social traits in childhood and adolescence and disordered eating behaviours at age 14 years: A UK general population cohort study. Journal of Child Psychology and Psychiatry.
- Stewart CS, McEwen FS, Konstantellou A, et al. (2017) Impact of ASD Traits on treatment outcomes of eating disorders in girls. European Eating Disorders Review 25: 123–128
- Tchanturia K, Larsson E and Adamson J (2016) How anorexia nervosa patients with high and low autistic traits respond to group Cognitive Remediation Therapy. BMC Psychiatry 16: 334.
- Tchanturia, K, Adamson, J, Leppanen, J, & Westwood, H. (2019). Characteristics of autism spectrum disorder in anorexia nervosa: A naturalistic study in an inpatient treatment programme. Autism : The International Journal of Research and Practice, 23(1), 123-130.
- Vuillier, L., Carter, Z., Teixeira, A.R. (2020). Alexithymia may explain the relationship between autistic traits and eating disorder psychopathology. Molecular Autism 11, 63
- Westwood H, Mandy W and Tchanturia K (2017) Clinical evaluation of autistic symptoms in women with Anorexia Nervosa. Molecular Autism 16: 812.
- Westwood, H., & Tchanturia, K. (2017). Autism spectrum disorder in anorexia nervosa: An updated literature review. Current Psychiatry Reports, 19(7), 41.




